Wednesday 13 July 2016

Errare è umano

“When there are serious accidents, the first reaction is often to claim "human error." That is why the problems persist: we do not remedy the underlying causes. We won't solve these problems until we recognize that bad design of equipment and procedures is most often the culprit. Does human error cause accidents? Yes, but we need to know what caused the error: in the majority of instances human error is the result of inappropriate design of equipment or procedures.”

In “The Design of Everyday Things” (La caffettiera del masochista, in italiano) 
Don Norman, sicuramente uno dei padri fondatori del design dell’esperienza e 
della disciplina user-centered, dedica un intero capitolo a dimostrare che gli incidenti che 
al 90% sono attribuiti a un errore umano, in realtà dipendono da gravi difetti nel design degli strumenti, 
che non sono progettati per tenere in considerazione che l’essere umano 
e la sua attenzione, la sua capacità di concentrazione, i meccanismi della cognizione 
ecc. sono elementi fallibili
Un sistema progettato per funzionare solo in assenza di errori umani è 
un sistema progettato male e destinato a fallire. 
Un sistema che demanda la sicurezza di macchine, mezzi e persone alla sola capacità 
di un essere umano di non commettere errori è un sistema folle, progettato 
con superficialità e nel disprezzo delle conseguenze.
Un sistema che non trova le risorse per portare la sicurezza al livello del 2016 
e continua a funzionare secondo meccanismi obsoleti è un sistema criminale 
destinato a fallire, purtroppo trascinando nel suo fallimento decine di vite.
Quindi, o mi dimostrate che il capotreno ha alzato la paletta incurante di verificare 
il fonogramma (eddai, i fonogrammi me li citava mio padre 30 anni fa!
oppure io all’errore umano non posso credere, perché so che 
errare è umano, impedire che questi errori abbiano conseguenze tragiche 
è compito di chi progetta il sistema e permette che funzioni.

Saturday 20 February 2016

Umberto Eco, uno dei grandi del ‘900

Se ne è andato oggi Umberto Eco, a 84 anni, una delle più grandi e affascinanti menti del ‘900 e per fortuna di parte anche di questo nuovo millennio. Chi è stato per il mondo lo leggerete in Rete, se non lo sapete già.

Per me è stato Il nome della rosa, libro di testo scelto dalla prof di Lettere di Terza Liceo, sicuramente tra i migliori insegnanti che io abbia mai avuto, e la lettura settimanale in classe con le parti in latino e i collegamenti a Filosofia.

E il Pendolo di Foucault che in un periodo in cui uscivo con tutti i climi mi ha tenuta incollata in casa per 3 pomeriggi, solo per la fretta di arrivare alla fine.



Poi La struttura assente, la prima sfida (difficilissima) con l’ambito della Semiologia che negli anni successivi avrebbe fatto parte della mia formazione universitaria.

E ancora La bustina di Minerva sull’ultima pagina dell’Espresso, la prima che andavo a leggere.

E’ ed è stato tutti i suoi libri che ho comprato e che avrei voluto comprare, saggi e romanzi, ma che sono lì ad aspettare che abbia nuovamente tempo di perdermi per 3 pomeriggi nella lettura. L’ultimo, in parte suo, che ho letto, è proprio una interessante panoramica della storia del libro, Non sperate di liberarvi dei libri.

E non sperate di liberarvi dagli intellettuali, dai saggi e dagli scrittori, resi immortali dai loro libri.